Guida Turistica Padre Pio da Pietrelcina e Benevento
Chi mi conosce sa quale benefica influenza, Padre Pio, possa avere esercitato, non solo sulla mia maturazione umana e cristiana, ma soprattutto indirizzandomi, col suo esempio mirabile, verso una Mistica della Croce che non significa solo abbracciare la stessa Passione del Nazzareno crocifisso, ma accogliere e condividere fino in fondo il suo sublime Progetto di salvezza e di comunione.
CHI SONO IO, DONATO CALABRESE, PER PENSARE ALLE PIU' SEMPLICI ESIGENZE DEI PELLEGRINI CHE SI RECANO A PIETRELCINA, QUANDO NESSUNO, E DICO: NESSUNO, CI PENSA?
Mentre aspetto la risposta dell’Amministrazione Comunale di Pietrelcina, prendo un preciso impegno morale con me stesso, con Padre Pio, e con il popolo di pellegrini che affluisce ininterrottamente a Pietrelcina: se il problema, o i problemi, non si risolvono, malgrado il disinteresse degli organi di informazione regionali e locali (fatta eccezione per la Gazzetta di Benevento e NTR24, che hanno divulgato il mio messaggio), reso ancora più grave da una certa incapacità di pubblicizzare problematiche che possono inficiare il futuro turistico del Sannio, porterò avanti, fino ai supremi organi di governo e dello Stato, questa giusta, sana, e santa battaglia, perché Pietrelcina possa divenire, non solo un’ambita meta turistica, ma soprattutto, un’Oasi dell’Infinito, dove, sulle tracce di Padre Pio, trovare e ritrovare il Senso pieno della Presenza di Dio nella Storia umana..
Donato Calabrese
A volte mi chiedo perché debba interessarmi di alcuni problemi impellenti dei pellegrini e dei turisti che vengono a Pietrelcina? Perché questa mia azione non si svolge pure a Benevento, dove, pure, ci sono problemi in riguardo alla mancanza di bagni pubblici?
La risposta è insita nella mia particolare caratteristica fisico-somatica. Io sono un uomo del patire, cioè sono un uomo contrassegnato, fin dalla giovinezza, da una piccola croce: una ghiandola del cervello, chiamata ipofisi, che ha di molto rallentato il mio processo di sviluppo fisico, facendomi quasi restare come un ragazzo, o un giovanetto (al di là delle rughe, oggi abbondanti). Questa piccola croce, che non ha impedito il processo di crescita intellettivo, ha dilatato la mia sensibilità: soprattutto verso gli anziani e i malati: molti dei quali vengono a Pietrelcina, per scoprire o riscoprire il senso della loro vita, alla Luce della mirabile testimonianza di vita di Padre Pio.
A questo si deve aggiungere anche un altro elemento: chi mi conosce sa quale benefica influenza, Padre Pio, possa avere esercitato, non solo sulla mia maturazione umana e cristiana, ma soprattutto indirizzandomi, col suo esempio mirabile, verso una Mistica della Croce che non significa solo abbracciare la stessa Passione del Nazzareno crocifisso, ma accogliere e condividere fino in fondo il suo sublime Progetto di salvezza e di comunione. Tutto ciò mi ha portato, in questi anni (nei quali è stato molto fecondo il mio apostolato nella pastorale della sofferenza) ad avere un rapporto di accoglienza e di condivisione con ogni persona toccata dalla sofferenza fisica, morale, o dalla disabilità.
E allora, capita, come qualche anno fa, ma si ripete spesso, che alcuni pellegrini si rivolgono a me, chiedendo dove sono i bagni.
Molte volte queste domande mi vengono formulate a Piana Romana di Pietrelcina.... e io, non sapendo rispondere, mi impegno a risolvere il problema.....
Quando invece sono a Pietrelcina, è facile segnalare qualche Bar, o locale che offre gratis la toilette, in cambio di un caffè, per esempio.
Un altro problema, non meno impellente, è dovuto al fatto che le aree di parcheggio consentite ai pulman sono lontane dai LUOGHI DI PADRE PIO. E i pellegrini si vedono costretti a camminare per tre chilometri (tra andata e ritorno), pur di visitare le chiese e le case di Padre Pio.
Anche per questo motivo, ho deciso di muovermi, scrivendo al Sindaco di Pietrelcina una lettera che potrete trovare nei miei precedenti interventi su FB, oltre che sul mio sito dedicato a PADRE PIO.
Io aspetto ancora la risposta del Sindaco di Pietrelcina.
Riporto, ora, le mie due proposte inviate al Sindaco di Pietrelcina: "Il primo problema è dovuto al fatto che molti dei turisti e pellegrini (di cui gli anziani rappresentano quasi sempre la maggioranza), sono costretti a scendere dai pulman nelle aree di sosta consentite, e percorrere addirittura un chilometro a piedi per raggiungere la Chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, in piazza, e addirittura un tragitto ancora più lungo per inerpicarsi, lungo le rampe che conducono al Borgo Castello, dove si trovano le case di Padre Pio (la casa natale, la Torretta, e la casa di via S. Maria degli angeli). Ripeto: molti di questi pellegrini sono anziani, mentre tanti altri sono addirittura impediti su carrozzelle o costretti a muoversi con bastoni o altri supporti sanitari. Insomma, è inconcepibile che tantissimi turisti e pellegrini vengano a Pietrelcina, e siano costretti a sobbarcarsi a oltre un chilometro di strada, da percorrere a piedi, fino al centro storico, e poi fino al Borgo antico, senza contare lo stesso tragitto, al ritorno verso il pulman. Questo problema si potrebbe superare facilmente, dando la possibilità ai pulman di usufruire, per gli arrivi e le partenze, del parcheggio ubicato alle spalle della Chiesa parrocchiale (Piazza Giovanni Paolo II: attualmente vietata ai pulman), risparmiando sforzi prolungati a coloro che vengono a Pietrelcina per riscoprire il senso profondo della propria vita, alla luce dell’esempio fulgido di PADRE PIO DA PIETRELCINA: un faro di luce, di amore, di spiritualità, per il terzo millennio dell’era cristiana.
Il secondo problema, è dovuto alla mancanza di bagni pubblici. Io stesso, che sono un frequentatore assiduo di Pietrelcina e di Piana Romana, sono stato interpellato più volte da gente che aveva bisogno di andare a bagno. Purtroppo, tranne i servizi facoltativi offerti dai gestori di ristoranti e agriturismi, a coloro che si servono delle loro strutture ricettive, e tranne i bagni chiusi (di proprietà dei Frati cappuccini), situati nell’aula liturgica di Piana Romana, la gente non sa dove andare per un bisogno di prima necessità. Anche questo problema, signor Sindaco, può esssere affrontato e risolto. Non glielo chiedo come Guida turistica spirituale, né come studioso di Padre Pio e di mistica cristiana, glielo chiedo proprio per le potenzialità presenti e future che ha Pietrelcina, per mezzo di Padre Pio. Non lasciamo che le decine e centinaia di migliaia di turisti di tutto il mondo, vengano a Pietrelcina, e poi debbano tornare ai loro Paesi, logicamente insoddisfatte per la mancanza di servizi pubblici essenziali, come i bagni”.
Mentre aspetto la risposta dell’Amministrazione Comunale di Pietrelcina, prendo un preciso impegno morale con me stesso, con Padre Pio, e con il popolo di pellegrini che affluisce ininterrottamente a Pietrelcina: se il problema, o i problemi, non si risolvono, malgrado il disinteresse degli organi di informazione regionali e locali (fatta eccezione per la Gazzetta di Benevento e NTR24, che hanno pubblicato il mio messaggio), reso ancora più grave da una certa incapacità di pubblicizzare problematiche che possono inficiare il futuro turistico del Sannio, porterò avanti, fino ai supremi organi di governo e dello Stato, questa giusta, sana, e santa battaglia, perché Pietrelcina possa divenire, non solo un’ambita meta turistica, ma soprattutto, un’Oasi dell’Infinito, dove, sulle tracce di Padre Pio, trovare e ritrovare il Senso pieno della Presenza di Dio nella Storia umana.
A TUTTI VOI PELLEGRINI E VISITATORI CHE VENITE A PIETRELCINA E A SAN GIOVANNI ROTONDO
Per visitare, conoscere, ed amare veramente Padre Pio e i Luoghi che custodiscono i suoi Ricordi soprannaturali a Pietrelcina e dintorni, non affidatevi all’improvvisazione ed alla superficialità, di Guide turistiche che sono estranee al territorio e al Sannio. Ci vuole ben altro per accompagnarvi alla scoperta dell'incommensurabile Mistero d'amore che ha avvolto San Pio qui, a Pietrelcina. In tal caso, non basta una semplice guida turistica, seppure patentata dalla Regione Campania. Occorre ben altro: una guida turistica e Spirituale che abbia incontrato più volte Padre Pio e lo abbia conosciuto: Donato Calabrese.
Appassionato di mistica e spiritualità cristiana, oltre che Biografo e Storico di Padre Pio, avendolo anche incontrato personalmente varie volte nella sua vita, abbracciando la sua stessa spiritualità e mistica oblativa, per la sua specifica conoscenza della vita di Padre Pio, oltre che della sua spiritualità, Donato Calabrese ha un rapporto spirituale privilegiato con Lui.
Storico di Padre Pio,
guida turistico-spirituale di Pietrelcina e degli itinerari di Padre Pio, studioso
della spiritualità e della mistica della
croce, Donato Calabrese apre dolcemente lo scrigno dei tesori e dei carismi di
San Pio da Pietrelcina, rivelando i tesori di grazie e di soprannaturale che
Dio ha riversato nel cuore del frate stigmatizzato.
CONTINUA IL NOSTRO MERAVIGLIOSO VIAGGIO NELLA VITA E NELLA SPIRITUALITA' DI PADRE PIO DA PIETRELCINA.
SUL GARGANO: LE STIGMATE, IL PROFUMO INDECIFRABILE, L’INCENDIO D’AMORE.
Mentre un nemico della Chiesa Cattolica come Cesare Festa si lascia conquistare da Cristo, ci sono altri che tramano contro il Frate di Pietrelcina, inviando al Sant’Ufficio degli scritti che lo accusano di procurarsi le stigmate con l’acido fenico.
L’Organo vaticano decide di inviare sul Gargano mons. Carlo Raffaello Rossi, da poco consacrato Vescovo di Volterra. Il presule giunge a San Giovanni Rotondo il 14 giugno 1921.
Sebbene un po’ prevenuto all’inizio, è positivamente colpito dall’espressione di bontà e di sincerità del Frate di Pietrelcina. Stando con lui per alcuni giorni, mons. Rossi segue con particolare attenzione la sua giornata, i suoi movimenti e gli atteggiamenti, restando particolarmente colpito dal suo spirito di obbedienza. Quindi, lo interroga, chiedendogli di narrare la sua vita umana e mistica fin nei minimi dettagli.
Con le mani sul Vangelo e sotto giuramento, Padre Pio ubbidisce, componendo una sorta di autobiografia in 6 deposizioni.
Una delle domande più rilevanti è questa: Chi lo ha stigmatizzato e per quale ragione? E se gli ha affidato una missione?
A questi interrogativi risponde raccontando l’episodio della sua stigmatizzazione: “Il 20 settembre 1918 dopo la celebrazione della Messa, trattenendomi a fare il dovuto ringraziamento nel Coro, tutt’a un tratto fui preso da un forte tremore, poi subentrò la calma e vidi Nostro Signore in atteggiamento di chi sta in croce, ma non mi ha colpito se avesse la Croce, lamentandosi della mala corrispondenza degli uomini, specie di coloro consacrati a Lui e più da lui favoriti. Di qui si manifestava che lui soffriva e che desiderava di associare delle anime alla sua Passione. M’invitava a compenetrarmi dei suoi dolori e a meditarli: nello stesso tempo occuparmi per la salute dei fratelli. In seguito a questo mi sentii pieno di compassione per i dolori del Signore e chiedevo a lui che cosa potevo fare. Udii questa voce: “Ti associo alla mia Passione”. E in seguito a questo, scomparsa la visione, sono entrato in me, mi son dato ragione e ho visto questi segni qui, dai quali gocciolava il sangue. Prima nulla avevo”.
Dopo aver esaminato le stigmate del frate, mons. Rossi esprime il suo pensiero sulla realtà fisica di tali “lesioni”: “le stigmate ci sono: siamo dinanzi a un fatto reale: impossibile negarlo”.
Dopo aver accantonato la varie tesi possibili sull’origine delle stigmate, tra cui anche quelle dell’utilizzo di acido fenico e di veratrina, pur lasciando ai cardinali del Santo Ufficio l’ultimo grado di giudizio, sotto il profilo razionale, alla luce dei dati acquisiti, il Visitatore apostolico ritiene che le stigmate di Padre Pio possono avere una sola origine: quella divina.
Nei giorni in cui osserva da vicino Padre Pio, il presule resta impressionato nel costatare due fenomeni eccezionali. Mentre è in convento sente un profumo gradevolissimo e vivissimo «paragonabile a quello della violetta». È un olezzo che si sente a ondate, a momenti, a distanza. Si dice che provenga da Padre Pio, ma nella sua cella non c’è che del semplice sapone.
L’altro fenomeno è quello delle ipertermie, cioè i forti aumenti della temperatura corporea, da cui il Frate di Pietrelcina è affetto, tanto è vero che per misurargli la febbre sono utilizzati i termometri per i cavalli, le cui temperature giungono fino a 48 gradi. Anche questi si rompono quando giungono al limite.
Interpellato su queste febbri altissime, Padre Pio le attribuisce agli “affetti interni”. “Un male morale, non fisico, nel quale Padre Pio si trova, per sua ammissione, come in una fornace. Il fatto è così originale che «sotto la pressione di questa febbre, non rimane abbattuto, si alza, si muove, fa tutto»“.
Tale fenomeno è confermato anche nella lettera che Padre Pio scrive a padre Benedetto il 20 novembre 1921, quando confida di “non sapere esprimere e mettere fuori tutto questo vulcano sempre acceso che mi brucia e che Gesù ha immesso in questo cuore così piccolo”.
Che cosa può essere questo vulcano acceso che Gesù può aver immesso nel suo cuore?
Anche se il pensiero induce a soffermarsi sulla semplice idea del fuoco dello zelo e dell’ardore sacerdotale, non si può non andare oltre le parole, riconoscendo uno dei straordinari fenomeni mistici presenti nel suo spirito. Può essere il cosiddetto incendio d’amore, in quanto l’anima avverte uno straordinario calore dalla parte del cuore. Con la citata espressione di “questo vulcano sempre acceso che mi brucia e che Gesù ha immesso in questo cuore così piccolo”, sembra proprio che Padre Pio alluda a tale esperienza mistica, così ardente da dare l’idea che il cuore stesso bruci. Un fenomeno molto presente nella vita di alcuni santi, come nel caso della beata Giuliana di Cornillon, apostola del culto eucaristico, Santa Brigida di Svezia, San Stanislao Kostka, San Francesco Saverio e altri. San Giovanni della Croce parla dell’incendio d’amore come di un effetto della notte oscura dell’anima: l’esperienza di desolante aridità spirituale vissuta da Padre Pio. “Come frutto di questo processo oscuro e doloroso, realizzato dallo Spirito Santo, la persona sperimenta un incendio di amore che abbraccia tutte le componenti della sua personalità”.
IL MISTERO DI BENE E DI LOTTA IMPLACABILE TRA PADRE PIO E IL MALE
I primi accenni di quella che sarà un’autentica rete di macchinazioni contro il Frate di Pietrelcina, si cominciano a intravedere, già ora, tra le mura severe del Santo Ufficio a Roma, dove la convergente influenza di padre Gemelli, del Vescovo di Manfredonia mons. Pasquale Gagliardi, e di alcuni sacerdoti secolari di San Giovanni Rotondo, inizia a produrre i suoi effetti nefasti sull’opera di bene che sta nascendo sul Gargano.
Il 2 giugno 1922 gli Inquisitori Generali del Santo Ufficio decidono di scrivere una lettera al Ministro generale dei Cappuccini, disponendo che intorno a Padre Pio “si stia in osservazione; si eviti ogni singolarità e rumore circa la sua persona, celebri la messa di preferenza summo mane (all’alba) e in privato... Per nessun motivo egli mostri le cosiddette stigmate, ne parli a qualcuno e le faccia baciare”. Si dispone, inoltre, che deve cessare subito la direzione spirituale di padre Benedetto da San Marco in Lamis, così come si deve porre fine a qualsiasi rapporto epistolare tra lo stesso padre Benedetto e il confratello stigmatizzato. Infine, il Sant’Ufficio chiede al Superiore Generale di disporre il trasferimento di Padre Pio in un altro convento cappuccino.
Fin dal 18 giugno 1922, il Superiore provinciale padre Pietro di Ischitella cerca di assicurare il Padre generale sul suo impegno per l’attuazione degli ordini ricevuti. Alcuni sono più semplici da attuare, ma altri, come il trasferimento di Padre Pio, appaiono molto più ardui. Infatti, non tarda a diffondersi la notizia della decisione relativa al trasferimento, mettendo in subbuglio tutta la popolazione di San Giovanni Rotondo. Guidati dal sindaco, Francesco Morcaldi, i cittadini cominciano a organizzare turni di guardia attorno al convento, pronti a intervenire finanche con le armi per impedire qualsiasi trasferimento di Padre Pio.
Intanto, il Vescovo di Manfredonia, mons. Pasquale Gagliardi, si reca a Roma in visita ad limina, cogliendo anche l’occasione per “sollevare contro Padre Pio il maggior numero di uomini di Chiesa e lo stesso Papa”. Con la morte di Papa Benedetto XVI, molto ben disposto verso il Frate di Pietrelcina, a Roma si è determinata una situazione nuova, visto che è stato eletto Papa Achille Ratti, prendendo il nome di Pio XI. Gagliardi è ben conscio che, aggiungendosi alla diagnosi d’isterismo, avanzata da padre Gemelli, le sue calunnie troverebbero un terreno abbastanza fertile per seminare la sua zizzania in certi ambienti del Vaticano. Ecco perché arriva a formulare perfino questa accusa in riguardo al famoso profumo e alle stigmate: “Ho visto di persona Padre Pio incipriarsi e profumarsi e, durante la mia visita al convento, ho scoperto una bottiglia di acido nitrico con cui si è provocato le stigmate e una bottiglia d’acqua di Colonia per profumarle. Sono pronto a giurarlo: Padre Pio è un indemoniato e i frati di San Giovanni Rotondo una banda di imbroglioni”.
Accuse tremende, ma attestate dall’ottimo libro di Yves Chiron: Padre Pio, una strada di misericordia, Ed. Paoline, Milano.
Accuse che evocano le parole terribili pronunciate qualche decennio prima, dall’angelo del male, nei confronti di Padre Pio, echeggiate nella casa di via Santa Maria degli Angeli, a Pietrelcina. In una delle sue visibili apparizioni l’angelo perverso gli disse minaccioso: “Se non desisti farò succedere contro di te cose che mente umana non riesce ad immaginare”.
Ripensando queste parole, comincia a dipanarsi il terribile mistero di Bene e di lotta implacabile contro il male e il suo artefice: Satana; di sofferenza, e di protagonista, a fianco di Cristo, nel grande “Negozio della Redenzione umana”, come dirà, poi, a Cleonice Morcaldi, sua figlia spirituale.
Che reazione può provocare una simile dichiarazione, da parte del vescovo di Manfredonia, in un ambiente ecclesiastico come il Sant’Uffizio, che di per sé ha già cominciato ad assumere una posizione di diffidenza verso Padre Pio, grazie alle accuse di padre Gemelli? Che riverbero possono provocare, queste parole, tra coloro che abitano nelle sacre mura leonine, e conoscono poco, o addirittura ignorano realmente Padre Pio da Pietrelcina?
Il 2 luglio 1922 l’arcivescovo Gagliardi è ricevuto da Papa Pio XI, e non è difficile immaginare cosa possa aver detto riguardo a Padre Pio, visto che il Convento cappuccino di San Giovanni Rotondo appartiene alla Diocesi di Manfredonia.
Già informato sul Frate di Pietrelcina dal suo amico padre Agostino Gemelli, Papa Ratti riceve, quindi, ulteriori notizie di parte, dal Vescovo di Manfredonia, Pasquale Gagliardi.
Continuando a seguirmi, riuscirete a cogliere il senso del mistero che avvolge l’esistenza umana. Un mistero di dolore e di amore, vissuto da Cristo Gesù Figlio di Dio, e rivissuto dal suo Figlio più amato: Padre Pio da Pietrelcina. D’ora in avanti, la sua vita sarà sempre più corredata di malattie, infermità, vessazioni diaboliche, percosse morali e umiliazioni subite da parte di prelati, religiosi, e qualche vescovo che operereranno per conto di quelle istituzioni ecclesiale che lui amerà sempre dicendo: “La Chiesa è Madre, anche quando percuote”.
(Continua…)
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Guida Turistica di Benevento
Nato e cresciuto nel cuore del centro storico di Benevento, Donato Calabrese ha sempre coltivato intensamente l’amore per la sua storia, la cultura, il patrimonio artistico e monumentale, le tradizioni della sua città, definendo Benevento come la città dai mille volti. Una città antichissima e misteriosa; affascinante e ricca di mistero, ammaliante e attraente. Una città capace di coinvolgere emotivamente il visitatore attento, invitandolo alla scoperta della bellezza umile e nascosta, arcana ed intrigante, serena e fiera del suo passato.
Guida patentata della Regione Campania, Donato Calabrese vi accompagna nella scoperta delle antiche vestigia sannitiche, delle grandiose opere d’arte della Benevento romana, delle bellissime costruzioni della capitale longobarda, della Benevento Pontificia che ha percorso il periodo più lungo, più di 800 anni, della sua lunga storia, nonché della Benevento italiana, con i suoi sviluppi a cavallo delle due guerre, le sue prospettive e le sue tradizioni, svelandovi l’arcano mistero delle streghe e del noce di Benevento, della conversione dei longobardi ad opera di san Barbato, del fascino nascosto nei vicoli del centro storico e, soprattutto, della ricchezza variegata della cucina Beneventana, tra cui emergono la zuppa di Cardone ed il celebre torrone.