7 SETTEMBRE 1910 - 7 SETTEMBRE
2022
ANNIVERSARIO DELLE STIGMATE DI PADRE PIO
Non posso far passare sotto silenzio un Evento fondamentale della storia di Padre Pio: la sua stigmatizzazione avvenuta a Piana Romana di Pietrelcina.
È il 7 settembre del 1910, e da circa
un mese Padre Pio è sacerdote. Mentre si trova in preghiera nella capanna di
paglia, addossata all’olmo situato nel terreno dei Forgione, a Piana Romana,
gli appaiono Gesù e Maria Santissima, e, in presenza della Mamma, Gesù dona le
sue stigmate al giovane frate di Pietrelcina.
Un evento soprannaturale che ha fatto di Piana Romana un’Oasi dell’infinito baciata da Dio. Un luogo dove i Cielo e la Terra si incontrano amabilmente, per mezzo dell’umile e semplice frate cappuccino di Pietrelcina.
Ma Padre Pio vuole soffrire e patire silenziosamente e discretamente con Gesù crocifisso, senza mostrare quelle ferite. E allora, il Signore le fa scomparire, senza eliminare i dolori alle mani, ai piedi, e al costato.
Non c’è dubbio che, nella sua Pietrelcina, Padre Pio sta vivendo l’epoca aurea della sua completa configurazione a Gesù Crocifisso.
Il primo febbraio dell’anno
successivo, rivela ancora una volta, al carissimo padre Agostino, il suo amore
totale alla Croce. Qui appare nitidamente la profonda dimensione mistica della
croce, mirabilmente congiunta con quella sponsale. In effetti, le due mistiche,
che hanno Cristo come centro di irradiazione e di amore, non si possono
distinguere o separare l’una dall’altra, ma l’una si integra e completa
nell’altra, se è vero che è per amore verso il Figlio di Dio umanato e
crocifisso, che Padre Pio ha abbracciato integralmente la mistica della croce:
“Sì, io amo la croce, la croce sola; l’amo perché la vedo sempre alle spalle di
Gesù. Oramai Gesù vede benissimo che tutta la mia vita, tutto il mio cuore è
votato tutto a lui ed alle sue pene” .
A causa di chi è deposto e sacrificato sul legno della croce, questa
divene emblema dell’amore di Cristo per l’uomo e, per effetto, talamo d’amore
dell’uomo per il Figlio di Dio deposto su di essa.
Tra Padre Pio e il Figlio di Dio
Crocifisso e risorto è un crescendo di offerta, di donazione, di oblazione,
d’amore. E allora, Gesù non gli risparmia tutto il corollario di pene atroci
che hanno reso paradossalmente eroica e totalizzante la sua passione.
Cosa significa questo dono mistico per Padre Pio? In realtà esso rappresenta la risposta di Cristo al suo desiderio di immolarsi totalmente per Lui, di vivere la propria vita abbracciato alla croce di Cristo. È, certamente, la forma più sublime di amore che si dona nel dolore. Ed è l'offerta che Dio predilige, perché è quella che costa di più all'uomo.
LA MISTERIOSA ESPRESSIONE DI PADRE PIO STIGMATIZZATO
La foto che ho postato, risale alla
riapparizione delle stigmate di Padre Pio, evvenuta il 20 settembre 1918,
quindi otto anni dopo.
Guardando e riguardando la foto, mi sono sempre chiesto cosa volesse dire l'espressione facciale di Padre Pio.
Dopo aver lungamente meditato e riflettuto, anche sulla storia precedente e successiva della riapparizione delle stigmate, avvenuta nel coro cappuccino di Sant Giovanni Rotondo, ho finalmente compreso l'enigma. Innanzitutto, Padre Pio non avrebbe mai voluto che fosse fotografato con le piaghe ben evidenti. È stato il superiore pro tempore del convento a dirgli di farsi fotografare, e lui che nell'obbedienza ai superiori ha sempre visto l'obbedienza a Dio stesso, ha accettato, anche se con una carta sofferenza e amarezza.
Quindi, quel volto enigmatico di prima, mi è stato più semplice e comprensibile: era un Padre Pio profondamente amareggiato, deluso, profondamente addolorato, per farsi scattare la foto con le stigmate. Fosse dipeso da Lui, non lo avrebbe mai fatto. Anzi, quando nel 1910 riceve per la prima volta i MONILI DELLO SPOSO (le stigmate), va dal parroco di Pietrelcina, e gli dice: "Zi Tore (don Salvatore Pannullo), chiediamo al Signore di fare scomparire queste vergogne. Io voglio soffrire, ma nel nascondimento.
Gesù fa scomparire i segni esterni delle stigmate, senza far andare via
le sofferenze, come scrive Padre Pio in una sua lettere: "Dal giovedi al
sabato è un continuo dolore alle mani, ai piedi, e al costato".
Nella clausura di San Giovanni
Rotondo, Gesù permette che le stimmate riappaiano in superficie. Ma prima gli
dice: "Ti associo alla mia Passione". Proprio ciò che Padre Pio
anelava fin dalla sua infanzia.
Ecco perché la prima foto che ho
postato, e che sembra la meno autentica del giovane Padre Pio, è la più
genuina, perché sul volto del Santo di Pietrelcina appaiono, anche se celati
nel suo intimo, ma appena percettibili, l'amarezza, la perplessità, l'incomprensione,
per la foto che è stata scattata solo per ubbidienza ai superiori.
Ma la foto dimostra ancora di più la profonda umiltà, semplicità, mitezza, coniugate con il completo abbandono alla volontà di quello stesso Dio che avrebbe rispettato i moti profondi, puri, umili, discreti, del Frate di Pietrelcina. Quel rispetto dolcissimo, da parte di Dio, che è mancato nei superiori cappuccini, provocandogli una grande sofferenza morale che si intravede, anche se pallidamente, sul suo volto.
Ecco la santità più autentica! Quella che ti rende simile a Dio, ma ti distanzia enormemente dalla logica umana.
Figlio mio, soggiunse Gesù, ho bisogno delle vittime per calmare l’ira giusta e divina del Padre mio; rinnovami il sacrificio di tutto te stesso e fallo senza riservatezza alcuna».
“IL MIO CUORE È DIMENTICATO.
NESUNO SI CURA PIÙ DEL MIO AMORE”
LA RISPOSTA DI PADRE PIO AL SACRO CUORE DI GESÙ
Il Sacro Cuore di Gesù è al centro della dimensione spirituale e mistica di Padre Pio da Pietrelcina, la cui spiritualità converge sulla contemplazione del Suo Amore crocifisso. Un culto che ha radici antiche e che risale alla sua infanzia, in particolare all’età di cinque o sei anni, quando il Sacro Cuore di Gesù gli apparve mentre lui pregava solitario tra le bianche pareti dell’allora chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, attualmente chiesa di Sant’Anna.
Se fosse dipeso dal futuro Padre Pio, il fatto prodigioso sarebbe rimasto nello scrigno prezioso delle memorie soprannaturali, gelosamente custodito nel suo cuore.
Donato Calabrese
(Storico di Padre Pio e Guida turistico Spirituale di Pietrelcina e del Sannio)
Quando uno di noi vuole manifestare tutto il proprio affetto ad una persona cara, le dice: “Ti offro il mio cuore”; “ti do il mio cuore”, “il mio cuore è Tuo, ti appartiene”. “Ecco, questo è il mio cuore che palpita per Te”. È la stessa cosa che dire: “Ti voglio bene”. Ma è un modo di dirlo in maniera forte, intensa, visibile, totalizzante. L’immagine del cuore esprime molto meglio il nostro affetto. E questo non perché, secondo la nostra mentalità occidentale, il cuore custodisce ed irradia i nostri sentimenti, ma perché tali emozioni, di dolore, di gioia, o di amore, si riflettono sui moti e sulle palpitazioni del nostro cuore.
I Vangeli ci tramandano i sentimenti di amore e di misericordia di Gesù. Per dirci: “ti voglio bene”, il Figlio di Dio ha fatto ricorso all’accezione più alta del verbo amare: quella bene espressa dal verbo agapao, che esprime l’amore gratuito, l’amore più alto e profondo, l’amore che si effonde verso la persona amata.
Per venire incontro al nostro modo di pensare e di comunicare, Gesù si esprime con la forza delle immagini e con l’amore più profondo: l’amore Divino che lo conduce fino alla suprema testimonianza della morte, seguita dalla risurrezione, e che è ben anticipata dalle sue parole a Nicodemo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”[1]. Dare fino alla morte: ecco la misura dell’amore di Dio per l’uomo.
La mistica del Cuore di Gesù risale al medioevo, e precisamente al XIII secolo, nel monastero di Helfta, in Germania, la cui vita spirituale è intesamente animata da straordinarie figure di monache benedettine, con in testa Santa Gertrude la grande. Nello spirito della regola di San Benedetto, Gertrude matura una profonda comunione con il Sacro Cuore di Gesù, tanto da essere chiamata la teologa del Sacro Cuore e l’iniziatrice del suo culto.. “Rivelare, comunicare, far gustare agli uomini il tesoro racchiuso in questa sorgente che è il cuore stesso di Cristo”[2].
Sorella di Gertrude è Matilde di Hackeborn che, attratta dall’umanità di Cristo, che lei vede come Sposo, Fratello, Salvatore, e Signore, contribuisce all’affermazione della devozione al Cuore di Gesù, simbolo teologico delle sofferenze, alla cui compartecipazione Dio chiama le anime predilette[3].
Il centro della vita mistica della monaca visitandina Margherita Maria Alacocque è fortemente segnato dalle apparizioni del Sacro Cuore che le danno una conoscenza infusa dell’umanità di Cristo, di cui ella sottolinea soprattutto il silenzio[4]. E non può essere altrimenti: All’Amore di Dio che chiama nel silenzio, non può non risponde, nel silenzio, l’amore delle creature. Eppure, all’amore di Dio corrisponde spesso l’ingratitudine degli uomini. Quando appare alla stessa Margherita Maria Alacocque, mostrandole il suo Cuore, Gesù le dice: “Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini e dai quali non riceve che ingratitudini e disprezzo...”.
Il Sacro Cuore di Gesù è al centro della dimensione spirituale e mistica di Padre Pio da Pietrelcina, la cui spiritualità converge sulla contemplazione del Suo Amore crocifisso. Un culto che ha radici antiche e che risale alla sua infanzia, in particolare all’età di cinque o sei anni, quando il Sacro Cuore di Gesù gli apparve mentre lui pregava solitario tra le bianche pareti dell’allora chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, attualmente chiesa di Sant’Anna.
Se fosse dipeso dal futuro Padre Pio, il fatto prodigioso sarebbe rimasto nello scrigno prezioso delle memorie soprannaturali, gelosamente custodito nel suo cuore.
Invece sono i suoi confidenti più stretti, padre Benedetto[5] e padre Agostino[6] a rivelare, in momenti diversi, l’apparizione del Sacro Cuore di Gesù al piccolo Francesco Forgione[7]. Un fatto che dimostra che è nello stile di Dio, manifestarsi, non attraverso i riflettori della comunicazione di massa, ma nell’umiltà e nella semplicità dei cuori, dei luoghi e degli avvenimenti nascosti al mondo.
L’apparizione del Sacro Cuore di Gesù al piccolo Francesco Forgione, il futuro Padre Pio, è mirabilmente raffigurata sulla finestra istoriata della chiesetta di Sant’Anna a Pietrelcina. Proprio dov’è avvenuta. Un incontro tra Gesù e l’anima che avrebbe l’avrebbe fedelmente seguito sulla via della croce. Un evento nascosto, silenzioso, discreto, senza parole: incastonato in un secolo nel quale il linguaggio e la comunicazione umana saranno influenzati da un universo di parole capace di seminare genocidi, ateismi, e tirannie che sfoceranno nelle più sanguinose e terribili guerre della storia umana.
Invece, laddove Dio scrive una Storia Divina col contributo di coloro che lasciano ampio spazio alla Grazia nei loro cuori, gli Eventi si realizzano quasi senza parole, forse ponendo l’accento sul valore assoluto di un solo tipo di parola, pronunciata duemila anni fa da Gesù di Nazaret, e sempre attuale, secondo le sue promesse: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”[8].
L’unica parola capace di cambiare i cuori degli uomini e dei popoli. Ha scritto il poeta tedesco Theodor Koerner: “Il più grande re è quello che si fabbrica un trono nel cuore degli uomini”.
Ed è al cuore semplice e puro del futuro Padre Pio che si manifesta il Sacro Cuore di Gesù. Tra le mura candide della piccola chiesa di Sant’Anna a Pietrelcina non si sentono parole, ma amorevoli silenzi; belli, intrisi di commozione e di profonda e taciturna adorazione nel silenzioso dialogo tra Francesco Forgione e il Sacro Cuore di Gesù. È un evento senza parole che sembra quasi ripetere l’apparizione coeva della Madonna Addolorata alle veggenti Bibiana e Serafina di Castelpetroso, avvenuta nel 1888, cinque o sei anni prima dell’apparizione di Gesù al futuro Padre Pio.
Come a Castelpetroso, le parole non servivano tra Maria Santissima e le veggente, così a Pietrelcina: il silenzio di Gesù e del piccolo Francesco vale più di tutte le parole del mondo, perché pregno di sentimenti.
Ha cinque o sei anni, Francesco Forgione, ed è raccolto in preghiera nel piccolo tempio posto sulla sommità del Borgo Castello, a Pietrelcina. Improvvisamente, in un bagliore di luce, appare uno strano personaggio nei pressi dell’altare. Francesco lo fissa con quei suoi occhi infantili, e subito lo riconosce. È il Sacro Cuore di Gesù che lo guarda colmo di affetto, facendogli segno di avvicinarsi.
Alzatosi, si dirige lentamente verso di Lui. I suoi occhi innocenti e puri si incontrano con quelli di Gesù. Francesco gli si inginocchia silenziosamente davanti, mentre Gesù lo benedice ponendogli delicatamente la sua mano sul capo. In questo momento intimo e toccante, nel cuore del futuro Padre Pio da Pietrelcina è instillato il germe di quella contemplazione infusa che lo renderà eccezionale e visibile icona delle meraviglie di Cristo e della Sua Passione. D’ora in poi Francesco Forgione vivrà tutto per Gesù, bramando solo di essere “un altro Gesù, tutto Gesù, sempre Gesù”, come confiderà tanti anni dopo a Cleonice Morcaldi.
Ha cinque o sei anni, Francesco Forgione, ma il suo cuore appartiene già da ora a Cristo Gesù.
Passano gli anni e Francesco Forgione è divenuto fra Pio da Pietrelcina. Il 10 agosto 1910 è ordinato sacerdote nella Cattedrale di Benevento. Quattro giorni dopo celebra la prima Messa nella Chiesa parrocchiale di Pietrelcina. Ancora una volta, utilizza il linguaggio del Cuore per esprimere la sua intensa commozzione: “Mio carissimo padre, per vari giorni sono stato un po’ male; forse la causa principale di ciò è stata la troppa commozione a cui lo spirito in questi giorni è andato soggetto.
Il mio cuore è traboccante di gioia e si sente sempre più forte ad incontrare qualunque afflizione, qualora si tratta di piacere a Gesù...”[9], così scrive al suo padre spirituale, padre Benedetto da San Marco in Lamis.
Ma un grandissimo Dono, il Signore ha in serbo per questo suo dolcissimo amico che ha sempre seguito, fin dall’infanzia, la via della Croce come itinerario privilegiato per essere Alter Christus, Altro Cristo: la stigmatizzazione.
In questa lettera scritta a Padre Benedetto l'8 settembre 1911, Padre Pio racconta, per la prima volta, degli strani dolori alle mani ed ai piedi: “...io mi trovo in campagna a respirare un po' di aria più sana, dietro che ne ho sperimentato la miglioria.
[…] Ieri sera poi mi è successo una cosa che io non so né spiegare né comprendere. In mezzo alla palma delle mani è apparso un po' di rosso quasi quanto la forma di un centesimo, accompagnato anche da un forte e acuto dolore in mezzo a quel po' di rosso. Questo dolore era più sensibile in mezzo alla mano sinistra, tanto che dura ancora. Anche sotto i piedi avverto un po' di dolore. Questo fenomeno è quasi da un anno che si va ripetendo, però adesso per la prima volta glielo dico; perché mi sono fatto vincere sempre da quella maledetta vergogna. Anche adesso se sapesse quanta violenza ho dovuto farmi per dirglielo! Molte cose avrei da dirle, ma mi viene meno la parola; solo le dico che i battiti del cuore, allorché mi trovo con Gesù sacramentato, sono molto forti”[10].
“I battiti del cuore, allorché mi trovo con Gesù sacramentato, sono molto forti”. Vedete come Padre Pio risponde al Cuore di Cristo, presente nel Santissimo Sacramento, con il suo cuore che palpita per il Signore della Vita!
Due anni dopo, il 18 aprile 1912, Padre Pio prova la gioia intensa della fusione del suo cuore con quello di Cristo: “Cuore a cuore”. Ancora una volta queste straordinarie consolazioni avvengono al termine della Santa Messa, allorché si ferma in chiesa per il ringraziamento. È il tempo più prezioso della sua giornata sacerdotale, perché può intrattenersi, finalmente da solo, con Gesù eucaristico, avvertendo tutta la soavità della Sua tenerissima Presenza.
Durante questo tempo privilegiato, Padre Pio percepisce la dolcissima realtà del suo cuore profondamente unito con quello di Gesù, e del suo amore totalmente immerso in quello di Gesù.
Utilizzando il linguaggio ardito della fusione dei cuori, comunica a padre Agostino di sentire il suo cuore unito al cuore di Cristo, alla stregua della goccia d’acqua che si smarrisce nel mare. Non sono più due i cuori ma uno solo.
“A stento potei recarmi al divin prigioniero per celebrare. Finita la messa, mi trattenni con Gesù pel rendimento di grazie. Oh quanto fu soave il colloquio tenuto col paradiso in questa mattina! Fu tale che pur volendomi provare a voler dir tutto non lo potrei; vi furono cose che non possono tradursi in un linguaggio umano, senza perdere il loro senso profondo e celeste. Il cuore di Gesù ed il mio, permettetemi l’espressione, si fusero. Non erano più due i cuori che battevano, ma uno solo. Il mio cuore era scomparso, come una goccia d’acqua che si smarrisce in un mare. Gesù n’era il paradiso, il re. La gioia in me era sì intensa e sì profonda, che più non [mi] potei contenere; le lacrime più deliziose mi inondarono il volto”[11].
Amare Gesù è sentire il proprio cuore palpitare all’unisono col suo cuore: “Anche in mezzo a tante sofferenze – scrive al Direttore spirituale - sono felice perché mi sembra di sentire il mio cuore palpitare con quello di Gesù”[12].
Passano pochi mesi, e il giovane sacerdote cappuccino vive un altro straordinario fenomeno mistico dovuto proprio alla profonda empatia tra il suo cuore ed il cuore di Gesù. Difatti, come Gesù sulla croce venne trasveberato dal colpo di lancia, così Padre Pio è trasverberato.
La mattina del 23 agosto 1912, mentre sta immerso nella solitaria preghiera di ringraziamento che segue la celebrazione eucaristica, nei pressi dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, Padre Pio avverte un intenso dolore dalla parte del cuore, accompagnato da spirituali consolazioni. E’ il cosiddetto fenomeno mistico della trasverberazione che segna un’altra tappa eloquente del cammino di trasfigurazione nell’immagine crocifissa del Figlio di Dio.
L’esperienza dolorosa e, nel contempo, ricca di delizie celesti, è gelosamente custodita nel suo cuore. Solo due giorni dopo sente il bisogno di partecipare, tale gioia, al carissimo padre Agostino: “Me ne stavo in chiesa a farmene il rendimento di grazie per la messa, quando tutto ad un tratto mi sentii ferire il cuore da un dardo di fuoco sì vivo ed ardente, che credetti morirne. Mi mancano le parole adatte per far comprendervi la intensità di questa fiamma: sono affatto impotente a potermi esprimere. Ci credete? L’anima, vittima di queste consolazioni, diventa muta. Mi sembrava che una forza invisibile m’immergesse tutto quanto nel fuoco… Dio mio, che fuoco! Quale dolcezza!
Di questi trasporti d’amore ne ho sentiti molti, e per diverso tempo sono rimasto come fuori di questo mondo. L’altre volte questo fuoco è stato però meno intenso; questa volta invece un istante, un secondo di più, l’anima mia si sarebbe separata dal corpo… se ne sarebbe andata con Gesù.
Oh che bella cosa divenire vittima d’amore. Ma presentemenente come si trova l’anima mia? Mon cher père, à présent Jésus a retiré son javelot de feu, mais la blessure est mortelle…”[13]. “Mio caro padre, ora Gesù ha ritirato il suo giavellotto dal fuoco, ma la ferita è mortale ...”.
Quattro mesi dopo essere stato trasverberato, scrive a padre Agostino: “...vorrei per un solo istante scoprirvi il mio petto per farvi vedere la piaga che il dolcissimo Gesù amorosamente vi ha aperto in questo mio cuore! Esso finalmente ha trovato un amante che si è talmente invaghito di lui, che non sa più inasprirlo.
Padre Pio porta Gesù nel suo corpo stigmatizzato. Ed è sempre Gesù, con il Suo Cuore infuocato d’amore, che lui vive nel suo cuore trasverberato, donandolo, a sua volta, con la parola e l’amore sacerdotale, alle miriadi di anime che ricorrono a Lui. Molte di loro lo seguiranno nel cammino intrapreso, consacrandosi a Dio. Ad una di queste fedelissime, Maria Gargani che darà vita all’Istituto delle Apostole del Sacro Cuore, Padre Pio scriverà: “Gesù ha scelto la tua anima per essere la beniamina del suo Cuore adorabile. In questo Cuore tu devi nasconderti; in questo Cuore sfogare i tuoi ardenti desideri; in questo Cuore vivere ancora quei giorni che la provvidenza ti concederà; in questo Cuore morire, quando al Signore piacerà”[14].
Ad un’altra figlia spirituale, Assunta De Tomaso, Padre Pio chiederà di abbandonarsi tutta a Gesù, ricordandosi di appartenere sempre e tutta a Lui: “Egli penserà a sorreggerti, ed aiutarti. Rinnova spesso tale dedizione e come vero anello del suo sacratissimo Cuore, dipendi dai suoi cenni, dai suoi desideri che si manifesteranno nel cuor tuo”[15].
Quante volte, negli anni del suo ministero sacerdotale a Pietrelcina, il Sacro Cuore di Gesù si manifesta a Padre Pio. Sembra proprio che abbia trovato, in questo suo dolce e fedele discepolo, l’interlocutore privilegiato di rivelazioni private nelle quali sfoga il lamento della mancanza di amore da parte dell'umanità.
Ascoltate attentamente, perché, nelle parole di Gesù a Padre Pio, riecheggia il lamento rivolto all’apostola del Sacro Cuore, Margherita Maria Alacocque. È uno dei messaggi più drammatici lasciati a Padre Pio nell’abitazione di via santa Maria degli Angeli:
“«Con quanta ingratitudine viene ripagato il mio amore dagli uomini! Sarei stato meno offeso da costoro se l'avessi amato di meno. Mio padre non vuole più sopportarli. Io vorrei cessare di amarli, ma...(e qui Gesù si tacque e sospirava, e dopo riprese), ma ahimè! Il mio cuore è fatto per amare! Gli uomini vili e fiacchi non si fanno nessuna violenza per vincersi nelle tentazioni, che anzi si dilettano nelle loro iniquità. Le anime da me predilette, messe alla prova mi vengono meno, le deboli si abbandonano all'isgomento ed alla disperazione, le forti si vanno rilassando a poco a poco a poco»”.
Poi, venendo al Segno dei Segni presente in tutti i tabernacoli del mondo, e quindi della sua reale Presenza nell'Eucaristia, Gesù dice a Padre Pio:
“«Non si curano più del sacramento dell'altare; non si parla mai di questo sacramento di amore; ed anche quelli che ne parlano ahimé! Con che indifferenza, con che freddezza.
Il mio cuore è dimenticato; nessuno si cura più del mio amore; io son sempre contristato. La mia casa è divenuta per molti un teatro di divertimenti; anche i miei ministri che io ho sempre riguardato con predilezione, che io ho amato come pupilla dell'occhio mio; essi dovrebbero confortare il mio cuore colmo di amarezze; essi dovrebbero aiutarmi nella redenzione delle anime, invece chi lo crederebbe?! Da essi debbo ricevere ingratitudini e sconoscenze. Vedi, figlio mio, molti di costoro che… (qui si chetò, i singhiozzi gli strinsero la gola, pianse in segreto) che sotto ipocrite sembianze mi tradiscono con comunioni sacrileghe, calpestando i lumi e le forze che continuamente do ad essi…».
Gesù continuò a lamentarsi. Padre mio, come mi fa male veder piangere Gesù! L'avete provato ancora voi?[16].
«Figlio mio, soggiunse Gesù, ho bisogno delle vittime per calmare l’ira giusta e divina del Padre mio; rinnovami il sacrificio di tutto te stesso e fallo senza riservatezza alcuna».
Il sacrificio della mia vita, padre mio, glie l'ho rinnovato e se sento in me qualche senso di tristezza, questo è nel contemplare il Dio dei dolori”[17].
La coroncina del Sacro Cuore è la preghiera preferita da Padre Pio. Quella che si sostiene sulla Parola di Gesù presente nei Vangeli, ed è recitata per tutti coloro che si raccomandano sempre alle sue preghiere. La straordinaria efficacia della intercessione presso il Cuore di Cristo non è che il frutto prodotto dal connubio tra tale preghiera ed il totale abbandono alla volontà Divina, espressione di un amore tutto donato ed oblato, fino alla completa consumazione, fino all’ultima goccia di sangue fluito dalle sue stigmate, allo Sposo Divino, “vita dell’anima che muore”.
“Una lotta continua deve l’anima mia sostenere. Non vi vedo altro scampo che abbandonarmi tra le braccia di Gesù, sulle quali bene spesso Gesù permette che mi addormenti. Beati sonni! Felice ristoro sono all’anima per le lotte sostenute”[18].
Abbandoniamoci anche noi, come agnelli deboli, stanchi, fragili, tra le braccia del Sacro Cuore di Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio Diletto.
[1] Gv 3,16.
[2] Cfr. Anna Grazioso, Gertrude di Hefta, in La Mistica parola per parola, a cura di
Luigi Borriello, Maria R. Del Genio, Tomáš špidlík, Ed. Áncora, 2007, 176.
[3] Cfr. Anna Grazioso, Matilde di Hackeborn, in La Mistica parola per parola, a cura di
Luigi Borriello, Maria R. Del Genio, Tomáš špidlík, Ed. Áncora, 2007, 250.
[4] Cfr. Lia Gaggioli, Margherita Maria Alacocque, in La Mistica parola per parola, a cura di
Luigi Borriello, Maria R. Del Genio, Tomáš špidlík, Ed. Áncora, 2007, 242.
[5] Direttore spirituale di Padre Pio.
[6] Il Padre Lettore, amico e confidente.
[7] Il futuro Padre Pio.
[8] Mc 13,31; Mt 24,35;Lc 21,33.
[9]Ibid, pag.195.
[10] PADRE PIO DA PIETRELCINA, Epistolario, I, p. 233 s.
[11] Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario I, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina San Giovanni Rotondo, Ristampa 1992, 273.
[12] Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario I, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina San Giovanni Rotondo, Ristampa 1992, 197-198.
[13] Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario I, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina,
San Giovanni Rotondo, 1992, 299s..
[14] Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario III, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina San Giovanni Rotondo, IV Edizione, Ristampa 1994, 319.
[15] Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario III, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina San Giovanni Rotondo, IV Edizione, Ristampa 1994, 457.
[16] Per molti anni Padre Pio ha pensato che le apparizioni di Gesù, Maria e dei santi, fossero donate a tutti. E'
emblematica la celebre frase rivolta a Padre Agostino: "Lei, la vede la Madonna?. Non lo dice per umiltà".
[17] PADRE PIO DA PIETRELCINA, Epistolario, I, p. 342-343.
[18] Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario I, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 1992, 481.