Padre Pio da Pietrelcina

"Uno squarcio di Cielo sul mondo"

  Padre Pio con il fratello Michele. A destra Cleonice Morcaldi Non si può pensare di conoscere la Persona ed i sentimenti di Padre Pio senza un approccio con i suoi scritti a Cleonice Morcaldi. E questo alcuni biografi lo hanno capito evidenziando l'affetto straordinario che Cleonice nutre per il suo "Babbo" e la tenerezza paterna e, diremmo materna, che Padre Pio nutre per questa sua figlia spirituale prediletta.   

   Tante testimonianze scritte rivelano, casomai ce ne fosse bisogno, l'intenso rapporto spirituale tra queste due anime consacrate a Dio. Il sorriso radioso di Cleonice dietro a Padre Pio Cleonice si comporta spesso, nella sua semplicità, come una bambina nei confronti di Padre Pio. E poiché non le è sempre possibile incontrarlo e parlargli, escogita lo stratagemma del "dialogo scritto", a distanza. Su un foglio scrive le domande, lasciando uno spazio libero dopo ciascuna, in modo che il Padre possa mettere le sue risposte. Decine e decine di fogli riempiti in questo modo, con la scrittura di Cleonice Morcaldi intrecciata a quella di Padre Pio. Vogliamo qui rappresentare, tra i più significativi, alcuni biglietti scritti tra Cleonice ed il suo "Babbo" spirituale:

- Un sacerdote mi ha detto che bisogna distaccarsi da te, per piacere a Dio.

- Tu gli dirai: bisogna distaccarsi da chi ci allontana o ci distrae da Dio, non da chi ci porta a Dio.

- Quanti dubbi mi vengono!.... Ma... Non avrò più fede? Dimmi una parola.

- (sorridente) Sta tranquilla, il Signore risplende nell'animo tuo! - 

Meno male che il Signore mi ha dato te per guida!

- Il Signore ha provvisto. Il Signore è provvidenza!

- Sei proprio un sole che riscalda tutti e tutto!

- E tu sei la stella matutina che splende e riscalda il mio cuore!

- Se troverai una creatura più volenterosa e buona, che sia la tua diletta, mi amerai lo stesso?

- Rifiuto tutti. Tu sarai per sempre.

- Chi mi darà da amare Gesù nell'aridità di spirito?

- Io te la darò questa grazia; te l'otterrò da Gesù.

- La gente mormora perché sto vicina al confessionale tuo. Ce ne sono tante altre! E poi, che faccio di male? Prego e ogni tanto ti guardo, penso a quello che soffri e ne dò gloria a Dio.

- Canta e lascia cantare! Se ti fa bene all'anima continua a fare quello che hai sempre fatto.

- Chi compenserà tanto sacrificio e amore?

- Tu sei la mia ricompensa" (Renzo Allegri, A tu per tu con Padre Pio. Ed. Mondadori pag. 241 ss). "

   "La santa messa e la confessione", scrive il cardinale Corrado Ursi, "furono il centro di tutta la testimonianza di Padre PioGesù Eucaristico, centro della spiritualità di Padre Pio ed il pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo aveva come meta, più che l'umile figura del frate, l'altare e il confessionale per un'ansia di rinnovamento spirituale in Cristo".

   Padre Domenico Mondrone, su Civiltà Cattolica annota "Chi vi ha assistito anche una sola volta, non ha più dimenticato la messa di Padre Pio, tanto viva era l'impressione di vedere annullare ogni distanza di tempo e di spazio tra l'altare e il Calvario" (Renzo Allegri, A tu per tu con Padre Pio, Ed. Mondadori, pag. 269). 

   Che cosa avvenisse realmente nell'animo, nel cuore di Padre Pio, durante quel rito che lo mette in diretto contatto con Cristo crocifisso, di cui Egli porta sul suo corpo i segni della passione, resta un mistero. Ma un mistero rischiarato ancora una volta da questi famosi "biglietti scritti a mano" da Cleonice Morcaldi, con la risposta scritta di Padre Pio. Alcuni di questi brevi dialoghi scritti ci aiutano a intravedere i sentimenti più intimi del Padre stigmatizzato durante la celebrazione della Santa Messa:

 - Padre, che cos'è la vostra messa? Un completamento sacro della passione di Gesù.

 - Che cosa debbo leggere nella vostra Santa Messa? Tutto il Calvario. 

- Padre, ditemi quanto soffrite nella Santa Messa. Tutto quello che ha sofferto Gesù nella sua Passione, inadeguatamente, lo soffro anch'io, per quanto a umana creatura è possibile. E ciò contro ogni mio demerito e per sola sua bontà.

 - Padre, è vero che durante la Messa soffrite il supplizio della coronazione di spine?

 -E lo metti in dubbio? 

- Vi ho visto tremare mentre salivate i gradini dell'altare. Perché? Per quello che dovevate soffrire?

 -Non per quello che dovevo soffrire, ma per quello che dovevo offrire.

 - Perché piangete quasi sempre, Padre, quando leggete il Vangelo?

 -E ti par poco che un Dio conversi con le sue creature? E che sia da loro contraddetto? e che sia continuamente ferito dalla loro ingratitudine e incredulità?

 - Perché piangete all'offertorio?

 -Vorresti strapparmi il segreto? E sia pure. Allora è il momento che l'anima viene separata dal profano.

- Ditemelo perché soffrite tanto nella consacrazione.

 -Perché è proprio lì che avviene una nuova e ammirabile distruzione e creazione. I segreti del Sommo Re non si svelano senza profanarli. Mi domandi perché soffro? Non lacrimucce, ma torrenti di lacrime vorrei versare! Non rifletti al tremendo mistero? Un Dio vittima dei nostri peccati!... Noi, poi, siamo i suoi macellai.

 - Padre, perché non cedete anche a noi un po' di questa vostra passione?

 -I monili dello Sposo non si regalano a nessuno"(Renzo Allegri, A tu per tu con Padre Pio, Ed. Mondadori, pag. 270 ss.).

    Tra gli innumerevoli carismi, quello della lacrimazione è certamente quello che, a prima vista, sembra appartenere all'ordinario. In realtà, come ci insegnano anche i Maestri della mistica, esso appartiene ai doni dello Spirito. Padre Leone, condiscepolo di Padre Pio durante gli anni 1903-1908, offre questa testimonianza relativi agli anni trascorsi insieme nello studentato:"Pregando, Padre Pio piangeva sempre, in silenzio e così abbondantemente che le sue lacrime lasciavano le tracce sulle lastre di pietra del coro. Noialtri giovani ci burlavamo di lui. Allora egli prese l'abitudine di stender per terra, davanti a sé, il suo grande fazzoletto quando s'inginocchiava per pregare. Dopo la preghiera, egli riprendeva il fazzoletto che era tutto bagnato. Si sarebbe potuto strizzarlo! " (Maria Winowska, Il Vero Volto di Padre Pio, Ed. Paoline, pag. 134-135).

   In realtà oltre ad essere un carisma dello Spirito, quello delle lacrime è anche la naturale conseguenza della straordinaria dimensione di fede di Padre Pio. Egli piange perché tocca con mano la miseria umana, ma soprattutto perché avverte, nella sua esperienza mistica, la sublimità, la grandezza, i palpiti del cuore di un Dio misericordioso e infinitamente buono ed amoroso. 

   Non si può negare che, se da una parte egli vive una vita immersa nel mare infinito dell'abbraccio di Dio, dall'altra le pene fisiche, morali, e spirituali, gli pesano, come macigni, per tutta la sua esistenza. Sono lacrime che rendono manifesta la sua straordinaria sensibilità umana, il suo cuore innocente di fronte alla croce, alla malattia, alle incomprensioni. Perché anche Padre Pio, nonostante la sua invitta fortezza, spesso patisce indicibilmente fino a piangere. C'è un episodio degli anni 1930-33, che dimostra come, nonostante l'apparente imperturbabilità di fronte al male ricevuto, soffra profondamente nel suo cuore. Questo fatto è connesso con l'arrivo nel convento di S.Giovanni Rotondo di una serie di divieti impartiti dal Sant'Ufficio. Si nega il carattere soprannaturale delle stigmate e si chiede il suo trasferimento in un altro convento, ordinando l'interruzione di ogni corrispondenza del Padre con i figli spirituali. In più è fatto divieto a Padre Pio di celebrare la Messa in pubblico. D'ora in poi deve celebrare nella cappella interna del convento, senza alcuna partecipazione di popolo. Il testo di queste disposizioni severe emanate dal Santo Ufficio arriva in convento con gli Analecta Capuccinorum, la rivista ufficiale dell'ordine, che ne ripropone la stesura in latino". (cfr. Yves Chiron, Padre Pio, una strada di misericordia, Ed. Paoline, pag. 176 ss.) Ma ascoltiamo la testimonianza di Emmanuele Brunatto, affezionato figlio spirituale di Padre Pio che, in questo periodo, vive nel convento di S. Giovanni Rotondo: "Il padre guardiano stava leggendo il decreto ai confratelli, che ne erano sbalorditi, quando sentì il passo di Padre Pio. Si preoccupò di spostare l'opuscolo, mettendolo su uno spigolo del tavolo, ma Padre Pio, subito dopo essere entrato, lo prese in mano e lo aprì proprio alla pagina che lo riguardava. Lesse il testo in silenzio, senza che un muscolo del suo viso tradisse la più piccola emozione. Dopo di che, fece finta di niente e portò la conversazione su un argomento completamente diverso. Quando arrivò il momento della siesta. si ritirò. Io gli andai dietro. Arrivato alla cella, andò a chiudere le imposte della finestra e si fermò qualche istante come per contemplare da lontano la pianura assolata di Foggia. Poi all'improvviso, si voltò scoppiando a piangere. Mi gettai ai suoi piedi e gli abbracciai le ginocchia: "Padre mio, lei sa quanto l'amiamo! Il nostro amore deve esserle di conforto". La risposta fu dura, quasi un rimprovero: "Ma non capisci, figlio mio, che non piango per me? Avrò meno lavoro e più meriti. Piango per tutte quelle anime che vengono private della mia testimonianza proprio da quelle persone che dovrebbero difenderla" (E. Brunatto, Padre Pio, A.I.D., Genève 1963, pp. 7-8. In Yves Chiron, Padre Pio, una strada di misericordia, Ed. Paoline, pag. 177 ).


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Aggiornato al 1 ottobre 2021


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