"Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare". (Giovanni 19,1)
COMMENTO
Un'altro pannello significativo di questo Vangelo dei poveri. Gesù è al centro della scena con le mani legate e la spalla destra scoperta mentre, impietosamente, due soldati romani lo sottopongono alla flagellazione.
Le ricerche sull'uomo della Sindone, che io credo essere lo stesso Gesù, dimostrano che i colpi del flagello sono orientati verso la base delle due spalle. Il quadro offre una rappresentazione drammatica e nello stesso tempo struggente della passione del Signore.
Guardandolo non si può non considerare fino a che punto può arrivare il male che nidifica nel cuore dell'uomo.
Nello stesso tempo, il Figlio di Dio incarnato eleva, con queste ore di passione, la specie umana al livello più alto e sublime di oblazione a Dio. Infatti, se è vero che Gesù è Dio, è altrettanto vero che Egli è uomo a tutti gli effetti. Ed in lui l'uomo è elevato al livello più alto dei valori e di quanto può dare a Dio.
E' Gesù stesso a volersi donare al Padre attraverso la croce. Infatti, quando è stato tradito da Giuda nell'ultima Cena, Gesù è pienamente consapevole del destino che lo attende nel Getsemani, il giardino di cui il il traditore era a conoscenza per tutte le volte che si era ritirato con Lui e gli altri amici.
E allora Gesù avrebbe potuto benissimo ritirarsi a Betania, presso l'amico Lazzaro e le sorelle. Ma non ha voluto coinvolgere, in queste ore difficili, gli amici di Betania.
Avrebbe potuto rifugiarsi, con i suoi amici, nel deserto di Giuda, che comincia subito dopo Betania. Lì nessuno lo avrebbe trovato. Ed in una delle oasi del deserto avrebbe potuto aspettare tempi migliori. Altre volte era andato via da Gerusalemme, nel territorio di Betania oltre il Giordano. Ma ora Gesù non vuole più attendere. Ecco allora che il suo "Fiat", già gridato al Padre nel Getsemani, si realizza con tutte le più incredibili sofferenze e umiliazioni.