Benevento è legata da un amore straordinario e tenerissimo alla sua Regina, Maria SS. Delle Grazie. Ma si tratta pur sempre di un amore bisognoso di crescere e maturare per edificare la civiltà dell'amore e della pace.
Il popolo Beneventano è stato sempre affascinato dalla grazia dei lineamenti e dalla regalità del portamento dell'immagine custodita nella Basilica dedicata alla Madonna delle Grazie. L'espressione del Bambino con nella mano sinistra una mela e con la destra che benedice ed indica la Madre, vuole esprimere plasticamente il dogma dell'Immacolata Concezione, mentre la mano destra della Vergine, che scopre ed offre il suo latte materno, simboleggia le grazie di cui Ella è dispensatrice.
Eppure in questa immagine non è difficile riconoscere quella della stessa Madre di Gesù. Infatti, quando Giovanni Merliano da Nola scolpì questa immagine, egli, forse, aveva davanti agli occhi l’icona venerata da Santa Artelaide e portata con sé da Costantinopoli a Benevento. Anche se gli storici non sono d’accordo sul tipo di immagine esposta da santa Artelaide nella chiesetta di San Luca, in pieno centro storico, lo stesso nome della chiesetta la dice lunga sul fatto che possa essere un’icona copia della celebre Odigitria di Costantinopoli, ad essere portata, a Benevento. da Santa Artelaide. All’evangelista Luca, forse conoscitore, più degli altri evangelisti, della persona e della storia di Maria, è, infatti, attribuita l’icona Odigitria, presente a Costantinopoli già dalla metà del V secolo, visto che l’imperatrice Pulcheria aveva fatto costruire una chiesa dedicata alla Madre di Dio Odigitria, e più tardi Michele III aveva eretto un monastero in suo onore. Guardando, infatti, la statua della Madonna delle Grazie, noi crediamo di riconoscere alcuni elementi essenziali della celeberrima icona Odigitria, a partire dalla prima impressione che ci mostra la Madre di Dio vestita con il maphorion, l'abito blu scuro. Il maphorion copre sia il capo che le spalle di Maria Santissima.
Anche l'atteggiamento della Madre e del Bambino, come vediamo ora, mostra interessanti analogie tra l'icona Odigitria ed il simulacro di Maria Santissima delle Grazie. Una icona del tipo Odigitria è questa di Santa Maria del Popolo a Roma, nella quale la Madonna regge il Bambino sul braccio sinistro e lo indica con la mano destra leggermente rialzata, come per dire: è lui la via. Odigitria, infatti, deriva dalla parola greca odos, che significa “via”. Quindi, vuol dire “Colei che indica la via”.
Mirando con attenzione la statua della Madonna delle Grazie, vediamo quasi lo stesso atteggiamento, a parte il fatto che, diversamente dall'Odigitria, dove la mano della Madre di Dio indica il Bambino: «E’ Lui la via». Nel simulacro della Madonna delle Grazie, Maria offre il latte spirituale delle Grazie. Questa diversità rispetto all'icona Odigitria potrebbe essere una reminiscenza dell’antico culto della Dea Iside. Quindi anche a Benevento, come nelle catacombe di Roma e altrove, il passaggio dal paganesimo al Cristianesimo sarebbe avvenuto gradualmente, riutilizzando anche gli antichi simboli, come l’immagine della Dea Iside che allatta Horus.
Nell’Odigitria, con la mano sinistra, di solito il Bambino Gesù tiene un rotolo di pergamena. Nel complesso scultoreo della Madonna delle Grazie, invece, tiene in mano, quasi nascosto, e quindi lontano da Maria, il frutto proibito del peccato originale, quasi ad indicare che, a causa dell’incarnazione del Figlio di Dio, Maria è stata concepita senza peccato.
Quando Giovanni Merliano da Nola (1488-1558) scolpisce questa immagine di Maria Santissima delle grazie, il privilegio Mariano dell’Immacolata Concezione, che verrà, poi, riconosciuto e promulgato come dogma da Papa Pio IX, nel 1854, è già presente da secoli, non solo nella Scuola teologica Francescana, ma nello stesso “Sensus fidelium”.
Continuiamo con le analogie tra l’icona della Madonna Odigitria e la Madonna delle Grazie di Benevento: Nell’Odigitria, con la mano destra rialzata, il Bambino Gesù abbozza un gesto di benedizione alla greca, come pegno di preghiera accolta e di grazia accordata. Anche nella Madonna delle Grazie di Benevento vediamo il Bambino Gesù con la mano alzata e le tre dita, pollice, indice e medio, che indicano la benedizione alla greca. Infatti, ancora oggi i sacerdoti ortodossi tengono riuniti l’indice e il medio, come il Bambino Gesù, per indicare l’unione delle due nature umana e divina in Cristo. Nell’Odigitria il Bambino Gesù è in posizione eretta. Lo stesso atteggiamento è presente nel Bambino Gesù presente nel complesso della Madonna delle Grazie. Ma qui Gesù è praticamente nudo, contrariamente al Bambino dell’icona Odigitria che indossa l'imation.
Come l’Odigitria anche la Madonna delle Grazie assume tutto l’atteggiamento di Maria Santissima che indica, con la mano destra, il Bambino Gesù, come se volesse dire: «E’ Lui la Vita».
Ma l’ipotesi suggestiva ci riporta al suo autore: se veramente l’Odigitria è stata dipinta da San Luca, che molto probabilmente ha conosciuto personalmente la Madre di Gesù e forse ha avuto anche il singolare privilegio di raffigurarla su icona, anche nella Madonna delle Grazie di Benevento abbiamo un’immagine viva dell’originale iconografico: l’immagine di Maria Santissima, Madre di Dio. Ed il fatto stesso che la vergine Artelaide custodisse nella chiesetta di San Luca l’immagine di Maria, sicuramente copia di quella icona Odigitria tanto venerata a Costantinopoli da esserne considerata il Palladio, ciò potrebbe essere una prova decisiva della profonda connessione di quella vecchia immagine, ripresa in quella attuale della Madonna, con la stessa immagine di Maria Santissima.
SANTA ARTELAIDE
Molti Beneventani sanno che il culto della Madonna delle Grazie a Benevento si è particolarmente sviluppato grazie alla presenza dei Frati minori nella nostra città. Infatti nel secolo XV, con la venuta a Benevento dei Frati minori dell’Osservanza, la chiesa di san Lorenzo fuori le mura accoglie l’immagine della Madonna delle Grazie, esistente precedentemente nella chiesa di S. Luca o di S. Artelaide, sostituendo, così, il nome di «S. Lorenzo» con quello di «Madonna delle Grazie».
Pochi, però, sono a conoscenza del fatto che il culto della Madonna delle Grazie è stato portato a Benevento nel VI secolo, dalla santa vergine bizantina Artelaide, morta giovanissima nella nostra città intorno all’anno 570.
Nata a Costantinopoli, poi Bisanzio ed attualmente l’odierna Istambul, Artelaide è una fanciulla di rara bellezza. Di lei, infatti, si invaghisce l’imperatore Giustiniano, già sposato con Teodora. Per questo, in un primo tempo Artelaide resta nascosta nella casa paterna, poi lo stesso papà per sottrarla alle mire di Giustiniano, la invia in Italia presso suo fratello Narsete, governatore bizantino.
Appena giunge a Benevento, la giovane si reca a piedi nudi nella chiesa di Santa Maria, l’odierna cattedrale. Da questo fatto emerge chiaramente la profonda religiosità della giovane ed il suo grande amore alla Madonna.
Artelaide viene ospitata nella sede del Governatorato. Ma i suoi esercizi di pietà cristiana richiedono ben altra discrezione. Allora lo zio Narsete permette che si trasferisca in un’altra casa, poco lontana dalla porta chiamata Rufina, presso la chiesa di San Luca. Qui, la beata Artelaide continua a vivere una profonda vita cristiana, con preghiere e digiuni. E qui espone al culto dei fedeli un’immagine della Madonna. Nasce, così, il culto di Benevento per la Madre di Dio.
Artelaide morirà giovanissima, a 17 anni. Sulla sua tomba, situata anticamente nella chiesetta di San Luca (attualmente le ossa si trovano nella cattedrale di Benevento) fiorirà una straordinaria devozione.
Purtroppo mancano le testimonianze su questo culto, ad eccezione di un’iscrizione del 1338 presente nella stessa chiesetta di San Luca. Questo il contenuto dell’iscrizione: «Virgo diva Arthelais aedem hanc Deiparae Mariae Virgini Gratiarum erexit»(Cfr. A. De Rienzo, «La statua e le chiese di Maria SS. Delle Grazie in Benevento», Benevento 1923, p.4).