“GEMELLI NON HA VISTO LE STIGMATE DI PADRE PIO”. LO DICE DONATO CALABRESE, BIOGRAFO E STORICO DEL SANTO DI PIETRELCINA
“PADRE GEMELLI NON HA VISTO LE STIGMATE DI PADRE PIO”
Padre Pio disse: “Padre Agostino Gemelli è venuto da me accompagnato dalla signorina Armida Barelli. Ho parlato con lui per poco tempo. Ma egli non mi ha mai visitato, non ha neanche visto le stigmate. Affermare il contrario è falso e disonestà scientifica”
Donato Calabrese
Torno a interessarmi dell’articolo pubblicato da don Flavio Peloso sul numero di luglio 2021 del Bollettino dell’Archivio per la Storia del Movimento Sociale Cattolico in Italia, e quindi, successivamente sul quotidiano dei vescovi italiani Avvenire, che ha fatto da cassa di risonanza a una miriade di siti, blog, giornali on line, cattolici e non, che hanno fatto copia e incolla, a pappagallo, dico io, alterando la verità e favorendo la diffusione di una narrazione non reale di una storia importante degli anni venti. È quella che vede l’incontro tra Padre Pio e padre Agostino Gemelli.
La mattina del 18 aprile 1920, seguito da Emanuele Brunatto e dal Padre guardiano, Padre Pio si reca in sacrestia, dove incontra Gemelli. La conversazione tra loro due ha la durata di qualche minuto, non di più. A un certo punto il medico passa decisamente allo scopo della sua visita: osservare le “piaghe” del frate. Pur non provvisto di necessaria autorizzazione, esige senza mezzi termini, e sicuramente conforme al suo carattere deciso, di verificare le misteriose ferite: “Padre Pio, sono venuto per un esame clinico delle sue lesioni”.
Impassibile, il frate di Pietrelcina gli domanda: “Ha un’autorizzazione...scritta?”. “Scritta no, ma... ”. “In questo caso non sono autorizzato a fargliele vedere”. Pertanto, senza aggiungere una parola, se ne va a celebrare la messa.
Interdetto di fronte a una risposta che sicuramente non si attendeva, Gemelli lo vede allontanarsi, ma fa appena in tempo a esclamare: “Bene, Padre Pio, ne riparleremo”.
Dopo qualche ora l’illustre medico francescano lascia definitivamente San Giovanni Rotondo.
Ho già presentato testimonianze autorevoli e sicure che dimostrano concretamente come Gemelli non abbia potuto osservare in nessun modo le stigmate di Padre Pio. Ora riporto dal voluminoso volume La Vera Storia di PADRE PIO di Enrico Malatesta, la testimonianza di Emanuele Brunatto, presente all’incontro tra Gemelli e Padre Pio. Benché fosse molto importante, non è stata da me citata in precedenza: “Quando alcuni anni dopo furono note le affermazioni, scritte e pubblicate, del Gemelli sul suo “preteso esame” delle Stigmate di Padre Pio, andai a visitarlo nel convento di S. Antonio e gli ricordai che io stesso ero testimone del contrario. In risposta il rettore magnifico mi ammonì sui rischi cui mi esponevo affrontando un avversario della sua taglia. Mi sarei fatto stritolare…!”.
A questo punto voglio aggiungere quanto ha scritto l’altro testimone della breve conversazione tra Gemelli e il Frate di Pietrelcina: padre Benedetto da San Marco in Lamis. Sollecitato a lasciare la sua personale testimonianza, padre Benedetto scrisse: “l’incontro “avvenne in sacrestia. Durò pochi minuti. Ero in un angolo lontano ed ebbi l’impressione che il padre Pio lo licenziasse come seccato. Ecco tutto”.
Secondo la dichiarazione di padre Mariano Paladino (1926-1995), scritta il 2 dicembre 1983, Padre Pio stesso, negli anni 1956-1960, dichiarò: “Padre Agostino Gemelli è venuto da me accompagnato dalla signorina Armida Barelli. Ho parlato con lui per poco tempo. Ma egli non mi ha mai visitato, non ha neanche visto le stigmate. Affermare il contrario è falso e disonestà scientifica”.
C’è un’altra autorevole testimonianza, che come la precedente, è riportata da padre Riccardo Fabiano, nel suo libro La Via di Padre Pio: “Negli anni 1970 padre Giovanni Aurilia da Montemarano (1940), studente all’Antonianum di Roma, dove insegnava padre Roberto Zavalloni, discepolo di padre Gemelli, fu destinatario della seguente risposta di Gemelli a Zavalloni, che confidenzialmente e privatamente gli aveva chiesto della sua posizione sullo stimmatizzato: «Ma che ti voglio dire, io le stimmate non le ho viste». Padre Giovanni Aurilia ha riferito questa frase a me, io la scrivo per voi lettori”.
Come si evince dalla massiccia concordanza delle testimonianze, nei pochi minuti dell’incontro con padre Pio, Gemelli non ha potuto assolutamente verificare le cosiddette stigmate. Quindi, appare ben definita la realtà storica dei fatti accaduti nel lontano 1920.
Gemelli non è nuovo in pronunciamenti fatti per tirare acqua al suo mulino. Ma puntualmente le sue asserzioni vengono smentite da altri studiosi. Difatti, in concomitanza con il settimo centenario delle stigmate di San Francesco d’Assisi, Gemelli pubblica su Studi Francescani e Vita e pensiero, un articolo dal titolo: “Le affermazioni della scienza sulle stigmate di San Francesco”. Facendo leva sulla consapevolezza della propria competenza scientifica, Gemelli afferma che “il solo vero stigmatizzato della Chiesa è stato San Francesco, e con le debite riserve, Santa Caterina da Siena. Tutti gli altri «non sono che un prodotto di origine isterica» ”. Chiaro l’intento di demolire la presunta soprannaturalità delle stigmate di Padre Pio.
A tale studio risponde il gesuita padre Gervasio Celi, e dalle pagine dell’autorevole rivista La Civiltà Cattolica, definisce “inesatte e imprudenti” le affermazioni di Gemelli, ricordando che dopo Francesco d’Assisi, la Chiesa ha elevato altri sessanta stigmatizzati agli onori degli altari.
L’articolo della rivista dei Gesuiti ne promette un secondo per concludere il discorso. Ma la continuazione non esce in stampa. Qualcuno ha pensato, e non a torto, che scottato dalla prima puntata, padre Gemelli si sia dato da fare per fermare la seconda.
Vent’anni dopo, attaccato dal gesuita padre Cirillo Martindale, Gemelli si difenderà con queste parole: “Io ho esaminato accuratamente padre Pio e le sue stimmate. Durante questo esame era presente il padre provinciale”. Ma, come si evince dalla testimonianza scritta di padre Benedetto, e da quella di Brunatto, nei pochi minuti dell’incontro con padre Pio, Gemelli non ha potuto assolutamente verificare le lesioni di Padre Pio. Sommando, poi, ciò che lo stesso Gemelli disse confidenzialmente a padre Zavalloni (Ma che ti voglio dire, io le stimmate non le ho viste!”), affermare che Gemelli abbia visitato ed esaminato le stigmate di Padre Pio significa solo “arrampicarsi sugli specchi”. La storia è una cosa, e la fantasia è un’altra cosa. Non vi può essere alcuna correlazione tra storia e fantasia, a meno che non entrano in gioco altri fattori. In tal caso io mi fermo solo alla realtà delle cose, e non vado oltre, nella speranza che in quell’«oltre» ci sia lo spazio per quello Spirito che è l’anima vitale della Chiesa di Cristo.
In chiusura di questo mio scritto, torno al quotidiano Avvenire che, nell’articolo scritto da don Flavio Peloso, afferma che «Padre Gemelli non fu un “bugiardo”: vide davvero le stimmate di padre Pio». Questa, sarebbe la «novità ora emersa», consistente in «una dettagliata relazione al Sant’Uffizio datata 6 aprile 1926. Su questa terza relazione, scritta da Gemelli, si sofferma Angelo Mischitelli, autore del libro Padre Pio, un uomo un santo. Secondo lui, in questa relazione c’è un punto in cui (Gemelli) concorda con le testimonianze dei frati ed è ciò che “inficia tutto il testo, ossia il P. Gemelli fa riferimento al segretario del vescovo di Foggia, che viene citato per nome e cognome dai frati come componente della comitiva della prima visita: da ciò si deduce che la visita sia stata una sola, quella effettuata il 18 aprile 1920. E allora – continua Mischitelli – il padre Gemelli ne esce non ridimensionato, ma addirittura distrutto nella onestà intellettuale e serietà scientifica: afferma esplicitamente il falso , usa materiale non suo per descrivere le piaghe di Padre Pio. La sua difesa, o, meglio, la sua terza relazione, quindi, risulta fasulla”. Questo articolo raccoglie testimonianze che integrano e completano quelle da me inserite negli articoli precedenti, e dimostra, ancora una volta, che padre Gemelli non ha visto in nessun modo le stigmate di Padre Pio, né ha avuto il tempo di verificarle.