DA SAN FOTINO DI BENEVENTO…A SAN GENNARO DI BENEVENTO
Donato Calabrese
IL SANNIO: TERRA DI SANTITÀ
Il Sannio, una Terra benedetta da Dio, incastonata, come isola serena e tranquilla, nel cuore del meridione d'Italia. Qui il Cristianesimo è di antico lignaggio, essendovi giunti e passato attraverso le vie consolari romane, in special modo: la via Appia, prima, e la via Traiana, poi.
Nel Sannio il Cristianesimo ha trovato terreno fertile, favorito dall'ethos di un popolo di antichissime origini e saldissimi principi morali. Non potevano non allignare, in questa Terra Santa di Dio, figure straordinarie come Gennaro, vescovo di Benevento, Festo e Desiderio, pure di Benevento, i tre giovani Beneventani: Paldo, Taso, e Tato, che, animati da uno spirito di ricerca di Dio, fondarono, nell'VIII secolo, l'abbazia di San Vincenzo al Volturno. E altri ancora, come Benedetto da Benevento, artefice, con un gruppo di missionari, dell'evangelizzazione della Polonia, morto martire. L'abate Desiderio di Montecassino: Beneventano purosangue, divenuto Papa Vittore III, e, dulcis in fundo: Giuseppe Moscati, nato a Benevento, e Padre Pio da Pietrelcina, non Beneventano ma Sannita, essendo nato santo e cresciuto santo, custodendo, per tutta la sua vita, l'eredità sannitica perfettamente sposata con quella evangelica della sua appartenenza al "Biondo Nazzareno".
DA SAN FOTINO...
Ma, in questo ambito, desidero soffermarmi sulla Chiesa Beneventana delle origini, facendo riferimento a un importante libro di Enrico Isernia: Istoria della Città di Benevento, dalla sua origine fino al 1894.
Gli apostoli inviarono in varie parti del mondo conosciuto, e quindi anche dell’Italia, i loro discepoli dotati di comunicativa, per propagare la fede cristiana, mediante la predicazione… “Ed è ammesso da tutti che San Pietro mandò ai beneventani il suo discepolo Fotino, per ritirarli dall’idolatria. Questi adempì con molto zelo e prudenza al suo solenne mandato; cosicché la massima parte dei beneventani, per la virtù della sua parola, nonché per l’esempio d’una vita incolume d’ogni macchia, accettò di buon grado il Cristianesimo, abiurando il culto dei politeisti, e lo stesso Fotino fu il primo vescovo di Benevento come risulta dalla cronologia dei nostri vescovi, e dalle opere di vari scrittori ecclesiastici.
Di questo primo vescovo di Benevento ci fa difetto qualsiasi altra notizia, poiché per ordine degli imperatori Diocleziano e Massimiano furono date alle fiamme le primissime scritture della Chiesa di Benevento.
A San Fotino successero undici altri vescovi, di cui si ignorano anche i nomi. È ritenuto pure dagli scrittori patrii che i celebri san Nicandro e san Marciano che propagarono con invitto animo la religione cristiana nella Campania e nel Sannio, sullo scorcio del primo secolo della chiesa, traessero anche in Benevento, non molto prima del loro martirio, ad avvalorare la fede di Cristo, e a dissipare le ultime reliquie del paganesimo. E una tale opinione non ci apparirà infondata, se consideriamo che nella nostra pubblica biblioteca si custodisce la loro vita minutamente narrata, e porremo mente alle antiche tradizioni e al fervore dei beneventani per la nuova religione nei primi secoli della Chiesa.
SAN GENNARO DI BENEVENTO
Nell’anno del Signore 305 fu assunto a vescovo di Benevento il glorioso taumaturgo San Gennaro. Fiorì, questo gran Santo, ai tempi del pontefice S. Marcellino Romano, e degli imperatori Diocleziano e Massimiano, e, insieme a Festo, diacono, e Desiderio, lettore della Chiesa beneventana, riportò in Pozzuoli la corona del martirio.
Quattro volte, narrano i nostri storici municipali, furono tolte e poi riportate in Benevento le reliquie di S. Gennaro: la prima volta da Casa Marciana nella sua chiesa extra moenia della città di Napoli l’anno 325. La seconda volta, per opera del principe Sicone, furono trasferite in Benevento al 22 ottobre dell’anno 825, e collocate nella Cattedrale; la terza volta, nel tempo di Papa Adriano IV, l’anno 1156, vennero da Benevento traslate a Monte Vergine; e, infine, da questo celebre santuario, in Napoli il 17 gennaio 1494. Nella (Chiesa, n.d.r.) metropolitana di Benevento è fama che sotto l’altar maggiore fosse stata riposta una cassettina di piombo con alcune reliquie di S. Gennaro.
Poiché si è molto disputato, lungo i secoli, della città natale di San Gennaro, se fosse Benevento, come io stesso sostengo, o Napoli, riporto quanto afferma lo stesso Enrico Isernia, che ho citato sopra: “Mi limiterò – chi scrive è proprio l’autore della monumentale opera Istoria della Città di Benevento – ad accennare i più speciosi argomenti addotti da coloro, e sono i più, che, a dileguare ogni dubbio sulla patria di S. Gennaro, studiarono le tradizioni e i documenti esistenti in Benevento. Essi si riducono:
alla immutata tradizione che fosse Benevento la patria del Santo, e che quivi avesse operato tutti i suoi prodigi;
all’opinione della massima parte degli autori sacri e profani che trattarono tale materia, e massime dei più antichi;
alla qualità di protettore di Benevento che gli si attribuisce in tutti gli antichissimi breviari manoscritti che tuttora si conservano nella nostra biblioteca capitolare;
alla costante tradizione che addita tuttora ai curiosi la casetta privata di S. Gennaro, dinanzi a cui si celebra in ogni anno dal popolino una festicciola pel suo onomastico; ed è pure a notare a questo proposito che quella sola casa, in quel punto della città fu preservata dai terremoti che diroccarono tutte le case circostanti...
al leggersi in tutte le antiche scritture di Benevento che la madre di S. Gennaro dimorò sempre in questa città, e quivi si addormentò nel Signore. E a tutto ciò bisogna aggiungere gli usi e i costumi della primitiva chiesa introdotti dalle costituzioni politiche, e per più secoli rimasti inalterati, di non ammettere nei vescovadi che i soli paesani, e il non essersi mai, nei tempi antichi, dubitato della patria di S. Gennaro.
E in prova che solo in tempi recenti si è tentato da taluni scrittori di contendere a Benevento la gloria di aver dato al santo i natali, mi limito ad accennare il breve poema di Fra Berardino Siciliano dell’ordine dei frati minori, il quale, son circa quattro secoli, poetando in ottava rima sulla traslazione del corpo di S. Gennaro da Monte Vergine in Napoli, scriveva nel rozzo stile usato dai rimatori claustrali di quel tempo:
« Fu S. Gennaro, come appare scritto,
« In la città di Benevento nato»”.
Della vita di San Gennaro vescovo di Benevento, sappiamo ben poco, oltre che il martirio. Una cosa è certa: San Gennaro era di Benevento, nato a Benevento, vissuto a Benevento, e vescovo di Benevento.
Testo di riferimento: Enrico Isernia, Istoria della Città di Benevento, dalla sua origine fino al 1894, seconda edizione riveduta e migliorata dall’autore, volume primo, 151s..