Gesù il Profeta
La storia d'Israele è percorsa quasi per intero da un fenomeno unico nella storia di tutti i popoli: la presenza di uomini eccezionali, i profeti, che intervengono, soprattutto nei momenti cruciali, per rianimare il popolo e richiamarlo agli impegni di fedeltà a Dio.
E' molto sentita, al tempo di Gesù, l'attesa del profeta, anzi di un profeta che sarà ancora più grande di tutti.
Gesù è visto dal popolo di Israele come un profeta, un grande profeta. All'inizio della sua missione, si dichiara tra i profeti che non vengono onorati nella propria patria[1] e, poi, tra quelli uccisi a Gerusalemme.
Dopo la risurrezione del figlio della vedova di Nain, tutti sono presi da timore, glorificando Dio e dicendo: “Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo”[2].
Nel suo insegnamento e nella predicazione, Gesù si mostra diverso dagli altri profeti dell'Antico Testamento, i quali parlano sempre in nome di Dio, utilizzando spesso l'espressione: “Oracolo del Signore”. Egli, invece, parla con autorità, in prima persona: “Ma io vi dico”. Ed è proprio per questa “autorevolezza” che porta in sé, Gesù potrà dire: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge ed i profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento”[3].
Con questa autorità che rivendica a sé ed alla sua missione, Gesù sembra collocarsi al posto stesso di Dio mostrando un rapporto tutto particolare con lo Spirito. Nessun profeta ha mai osato dire e rivendicare per sé un rapporto così stretto con Dio al punto di dichiarare, come fa lui, non solo di essere l'inviato e l'interprete autorevole di Dio, ma un'autentica “epifania”, una “incarnazione” di Lui[4].
Ad autenticare l'aspetto profetico della personalità di Gesù il Galileo, ci sono non solo i Segni, i prodigi, i miracoli strepitosi che egli ha operato, ma anche, e questo appare più evidente a noi uomini d'oggi, le sue profezie che si sono puntualmente realizzate nel corso dei secoli. Proprio le città che sono state le più beneficate da lui, quelle nelle quali ha compiuto più miracoli e dove ha predicato per molto tempo, sono le più ingrate verso di lui, non conformandosi ai suoi insegnamenti. Per questo sono condannate da Gesù. Una condanna che sembra coincidere con la loro distruzione: “Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!”[5].
Le parole severe di Gesù non possono non destare impressione, in quanto proprio le città condannate da Gesù, a causa del loro rifiuto, sono quelle che scompariranno dalla scena storica e geografica di Israele e del medio oriente.
La missione di Gesù è così palesemente da Dio che il rifiuto di queste città suona ancora più colpevole[6]. Le profezie si sono regolarmente realizzate, anche se a volte sono passati dei secoli da quando Gesù le ha manifestate. Di Corazin e di Betsaida, le due città poco distanti da Cafarnao, non è rimasta alcuna traccia, se non qualche reperto archeologico. Di Cafarnao, invece, si sa che fu distrutta nel 665 da un terremoto e nel corso dei secoli si perdette anche il ricordo del luogo. Solo in seguito agli scavi, condotti in epoche successive, è stato possibile identificare la città. Di Tiro e Sidone, invece, si sa che sono città del Libano. Tiro, dopo varie vicissitudini, fu distrutta nel 1292 dai Musulmani. Venne successivamente ricostruita, ed attualmente è chiamata Sur. Una città presente nella storia e nella geografia, come Sidone, in libanese Sayda o Saida, città di 100.000 abitanti. Tiro e Sidone sono ancora vive, anche se con nomi diversi, mentre Cafarnao, Corazin e Betsaida non esistono più.
L'altra importante profezia puntualmente verificata è quella che Gesù ha fatto in riguardo al Tempio di Gerusalemme. Mentre egli, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. E lui: “Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata”[7].
Quindi, Gesù preannuncia la distruzione totale di quella che è considerata una delle meraviglie del mondo.
Ricostruito, qualche decennio prima, da Erode il grande, il Tempio appare nel pieno splendore del culto giudaico. Nessuno osa pensare che entro quarant'anni tutto questo splendore di marmi possa essere distrutto. Solo Gesù il Galileo si lascia sfuggire, di fronte all'ammirazione dei discepoli verso queste mura grandiose, un vaticinio che preannuncia distruzione e morte per Israele.
Esattamente nel 70 dopo Cristo, in seguito all'assedio di Tito, il Tempio di Gerusalemme viene raso al suolo. Non resterà, di esso, che un muro, il cosiddetto muro occidentale, quello che noi conosciamo come il muro del pianto. Fino ad alcuni anni fa gli esegeti tradizionali affermavano che essendo stati scritti dopo l'anno 70, i Vangeli riportavano un fatto già avvenuto: la distruzione del tempio. Quindi la profezia veniva sminuita di valore. Ma le ricerche condotte negli ultimi decenni da studiosi come Carmignac, O'Callaghan Thiede e tanti altri, oltre a retrodatare la redazione dei Vangeli, per lo meno quello di Marco, rendono autenticamente valide le profezie sulla distruzione del tempio di Gerusalemme.
Ma c'è un'espressione attribuita a Gesù e presente nel Vangelo gnostico di Tommaso: «Gesù disse: “Distruggerò questa casa, e nessuno potrà riedificarla”[8].
Senza voler entrare nel merito della datazione del testo ed ammesso pure che il documento trovato a Nag Hammadi nel 1945 sia di qualche secolo posteriore alle vicende legate alla distruzione del Tempio[9], non può non far riflettere questa profezia di Gesù che, all'inizio del terzo millennio dell'era cristiana, si mostra ancora attuata, nonostante i reiterati tentativi di gruppi di ebrei oltranzisti nel voler tentare di ricostruire l'antico Tempio ad ogni costo.
“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”[10].
[1] Lc 4,24.
[2] Lc 7,16.
[3] Mt 5,17.
[4] Cfr. Settimio Cipriani, Gesù Profeta, in Storia di Gesù, Ed. Rizzoli, Vol 2, p. 471 ss..
[5] Mt 11,21-23.
[6] Cfr. James D.G. Dunn, Gli albori del cristianesimo,La memoria di Gesù, 2 La missione di Gesù, Ed. Paideia, 2006, 730.
[7] Mt 24, 1-2.
[8] Luigi Moraldi, I Vangeli apocrifi, Ed. Piemme, 1996. 229.
[9] 70 d.C. N.d.A.
[10] Mt 24,35.