La Santa Famiglia di Nazareth
Nazaret di Galilea. Qui Giuseppe venne ad abitare con la sua famiglia(Mt 2,23; Cfr Lc 2,39), dopo il breve soggiorno in Egitto(Mt 2,14).
Ma al di là dei dati evangelici, chiari, ed evidenti ci si chiede se esistano, fuori dei Vangeli, delle testimonianze sulla vita di Gesù a Nazaret? Dagli scavi eseguiti in epoche successive si è scoperto che la popolazione di Nazareth viveva principalmente di agricoltura. Lo confermano varie fonti scritte tra cui il Vangelo di Tommaso nel quale leggiamo che Gesù aiutava Giuseppe nella semina. Questa zona di Galilea è fertile e favorisce senza ombra di dubbio tale tipo di attività.
Al tempo di Gesù Nazareth era ancora più ricca di vegetazione e di culture e gli stessi parenti del Maestro e i loro discendenti furono contadini. L'ultimo parente del Signore, conosciuto per nome, il martire Conone ucciso nel 240 durante la persecuzione di Decio, era anch'egli un agricoltore ed è ricordato da una grotta molto importante che si trova a Nazareth (Bellarmino Bagatti, Nazaret nell'archeologia, in Storia di Gesù Rizzoli, pag. 85).
Un'altra testimonianza scritta, non evangelica riguarda, invece, quella che era la sinagoga di Nazareth. Qui nel VI secolo: "ai pellegrini si mostrava una trave su cui si sarebbe seduto Gesù, da bambino, quando frequentava la scuola. Normalmente, infatti, le scuole erano unite alle sinagoghe" (ibid).
Ma la testimonianza più significativa della presenza di Gesù a Nazaret, proviene dai numerosi graffiti dei pellegrini rinvenuti nella grotta di Conone, luogo di culto risalente ai primi secoli dell'era cristiana e vicinissimo alla grotta dell'Annunciazione. Qui i visitatori di Terra Santa hanno inciso dei nomi con le invocazioni a Cristo. Queste incisioni "offrono molto interesse sia perché testimoniano l'affluenza dei devoti nella grotticella, sia perché racchiudono espressioni di fede di un'epoca così antica"(Elle Di Ci Leumann, Sui passi di Dio, Guida, pag. 57). Questi graffiti sono stati così letti dal francescano padre Bagatti, il più insigne archeologo di Terra Santa: "O Gesù Cristo, figlio di Dio, aiuta Gene e Elpiseo (sorreggi) i servi di Gesù…..". Come si evince i primi due righi riportano un'invocazione a Cristo, Figlio di Dio, già nota da altre iscrizioni palestinesi, ma di epoca più tarda. L'invocazione ha maggior risalto in quanto è fatta in un ambiente giudeo-cristiano, quello che ha costituito il primo nucleo di persone che a Nazareth perpetuavano il culto a Gesù, anche se diverso dal nostro. Infatti, com'è noto, molti cristiani di ceppo giudaico ammettevano solo la messianicità e non la divinità di Cristo. (Cfr. Elle Di Ci Leumann, Sui passi di Dio, Guida, pag. 57). Invece qui abbiamo un evidente accenno alla Sua Divinità. A Nazareth, quindi, Gesù vive la sua ordinaria esperienza di bambino: un semplice, normale bambino della Galilea.
Qui, nel silenzio di una verdeggiante cittadina di Galilea, appena conosciuta nei confini di Giudea, si prepara un avvenimento destinato a cambiare il destino stesso della Storia, imprimendo per la prima volta ad esso un profondo indirizzo di speranza e di pace. "E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Luca 2,52)